venerdì 12 novembre 2010

Il dundista

Il Babusso ha sempre avuto una predilizione per la nudità.
Fin da quando aveva pochi mesi una delle tecniche escogitate per calmarlo era estrarre un piedino dalla tutina e accarezzarlo e baciarlo con intervalli di carrezine.
Gli strilli diventavano gorgheggi di felicità.
In piena (sua) crisi isterica e in quasi (mio)esaurimento nervoso presa da non so quale raputus a circa 5 mesi gli tolsi il pannolino.
Dal pianto alla beatitudine.
Supponemmo un eritma da pannolino abbastanza fastidioso, ma niente avvalorava quella tesi.
Crescendo e aumentando la sua possibilità di muoversi e di comunicare ci siamo ben presto resi conti che era la nudità il suo stato ideale.
"Dundo" è stata una delle sue prime parole, accompagnata da fughe chiappe al vento. Ancora adesso a 25 mesi essere "dundo" è una delle cose più gratificanti.
Finita la seduta sul vasetto una corsetta tutto dundo non gliela toglie nessuno.
"Io coo dundo come Milito" esclama. (ora mi produrrò in una corsa sfrenata come il mio idolo interista Diego Alberto Milito, che notoriamente conosce come me la gioia di stare nature)
Chi l'ha convinto che Milito corre con i gioielli di fuori è ancora da scoprire.
Questo suono così musicale, questa parola così amata è speciale è entrata piano piano a far parte della nostra vita e del nostro lessico.
Più di una volta sia io che suo padre lo abbiamo apostrofato "Non stare con i piedi dundi" ,"Vieni a vestirti se stai tutto dundo prenderai il raffreddore" o ancora "Come sei bello dundo."

Stasera l'ho accovacciato nel suo lettino, gli ho dato un bacio poi un altro e un altro ancora.
E poi gli ho tolto le calze antiscivolo.
"Si mamma- mi ha detto con la solita espressione estatica- i piedi NUDI"
Ho provato l'impulso subitaneo di correggerlo, di fermarlo, di non farlo continuare sulla strada della crescita, di pensare che per un altro po' i suoi piedini, li unici al mondo, sarebbero stati ancora dundi.

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